giovedì 3 settembre 2015

The Shield: Los Angeles, tra luci e ombre



Secondo il mio metro di giudizio, ancora prima di affrontare aspetti come la qualità o la trama, penso che i polizieschi per la televisione si dividano perlopiù in due grandi filoni: quelli “episodici” e quelli dalla "trama continuata".
I primi (come CSI per esempio) si snodano di caso in caso, puntata per puntata, senza sviluppare una trama di fondo molto complessa, dando vita nella fattispecie sia a show poco interessanti (a me per esempio CSI non dice nulla) che, invece, ad alcuni davvero ben fatti, penso per esempio a NYPD Blue, show complesso ed articolato nonostante la connotazione ad episodi autoconclusivi.
Poi invece, come dicevo, ci sono i polizieschi dalla trama continuativa, come The Killing, Bosch, Luther e via dicendo, che tendono a sviluppare una storia, spesso stagionale.
Oggi vi parlerò di uno strano ibrido, che si assesta a metà tra questi due generi, a mio parere di qualità davvero eccellente: The Shield.

La vicenda si svolge a Los Angeles in un quartiere inventato (ma molto verosimile) di nome Farmington, dove le gang sono particolarmente diffuse e la criminalità è a livelli preoccupanti.
Il distretto di polizia della zona decide così di creare una task force chiamata ‘Squadra d’Assalto’, composta da quattro dei migliori investigatori, che fungerà da squadra specializzata anti-gang ad intervento rapido, con più libertà e un certo livello di ‘carta bianca’ rispetto al poliziotto medio. A capo della squadra sarà Vic Mackey (il bravissimo attore Michael Chiklis), un detective dai modi bruschi e spesso violenti, ma adatto al ruolo, e ritenuto affidabile.
Ben presto però la Squadra d’Assalto sotto il comando di Vic inizierà ad esercitare una sua personalissima idea di giustizia. In fondo loro sono agenti che rischiano la vita ogni giorno sulle strade, che male c’è nel far scomparire dei soldi trovati in una retata ad una gang, invece che portarli al deposito delle prove? Nessuno si fa male, e loro possono mandare i figli al college, cosa che non potrebbero fare con un misero stipendio da poliziotti. Decisioni come questa inizieranno ben presto a definire il loro corso d’azione quotidiano, creando degli agenti che non sono ‘criminali’ nel vero senso del termine, ma che camminano su una sottilissima linea tra la 'giustizia reale' e quella che solo loro definiscono tale.



Come dicevo, questa serie è un ibrido.
Abbiamo fattori come il distretto di polizia, con i vari casi da risolvere di volta in volta in ogni puntata ma, al contempo, non ci si risparmia per nulla con lo sviluppo della trama principale (come invece si tende a fare negli show episodici) fondamentalmente perché a risolvere i casi non è il 'bravo detective' di turno che fa tutto secondo le regole, caso concluso e arrivederci alla prossima puntata, no, abbiamo Vic Mackey, uno che gioca sporco, che per fare quello che va fatto non esita a usare le maniere forti e a creare dei casini, che prima o poi inevitabilmente gli si ritorceranno contro.
Bugie costruite su bugie, un castello di carta destinato ad ondeggiare via via sempre più pericolosamente. 

A livello di trama criminale, entro breve, mi sono trovato ad essere coinvolto da The Shield non meno che quanto avvenuto con I Soprano o Breaking Bad, altri grandi esempi di crime show caratterizzati dalla presenza di un potente protagonista principale.
Articolata in 7 stagioni (2002-2008) con un bel finale, la serie si è aggiudicata 2 Golden Globes in due anni diversi, uno andato proprio al bravissimo Michael Chiklis come miglior attore.

Non credo ci sia altro da aggiungere, se vi piacciono le storie criminali dure e d'impatto qui avrete 89 episodi in cui tuffarvi, tra colpi di scena e violenza metropolitana di stampo, a volte, davvero molto realistico.


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