domenica 6 settembre 2015

Crows Zero: Feroci combattimenti per l'onore e il rispetto



Il Giapponese Takashi Miike è uno dei registi più prolifici in circolazione, avente all’attivo quasi un centinaio di film, e producendone spesso più di uno all’anno. E’ in grado di spaziare dall’action, al poliziesco, allo storico fino all’horror e, per alcune pellicole, è stato anche definito “Il Tarantino D’Oriente”, mi riferisco a quando sfoderò l’originalissimo Sukiyaki Western Django, pellicola di fusione samurai/western nel quale lo stesso Tarantino compì un azzeccatissimo cameo.
Di questo regista ho visto ben più di un film, alcuni odiandoli rimpiangendo il denaro speso per il biglietto (ricordo il mio disappunto all’uscita dal cinema con 13 Assassini) mentre altri li ho veramente apprezzati.

Crows Zero (anche noto come Crows: Episode 0), datato 2007, è uno dei film che maggiormente mi ha colpito e divertito proveniente dalle mani di questo regista.
Potremmo definire quest'opera un ‘action scolastico’, ma sarebbe riduttivo e troppo fantasioso tentare di ricondurlo ad un genere, quindi eviterò di farlo. La storia è stata adattata dall’universo descritto nel manga Crows (1990-1998) che non ho letto, ma siccome ne funge da prequel, è possibile cimentarsi nella visione del film senza che siano necessarie conoscenze pregresse di alcun tipo.

Crows Zero ci racconta della lotta per il potere nella scuola superiore maschile Suzuran.
La Suzuran è un istituto di periferia, molto duro, in un quartiere malfamato, e viene frequentato da gentaglia assortita come figli degli Yakuza, figli di delinquenti di rango più basso o da poveracci che non si potevano permettere niente di meglio e che quindi, per loro sfortuna, sono finiti lì.
Le lezioni alla Suzuran sono quasi del tutto inesistenti, l’occupazione principale dei ragazzi è quella di riunirsi in classi per organizzare combattimenti, e stabilire così una sorta di gerarchia.
Classi contro classi.
La massima aspirazione di uno studente medio è quella di aggregarsi ad una classe forte, guidata da un capoclasse capace di combattere, cercando di fare gruppo e di subire quindi meno pestaggi possibili, al fine di arrivare tutto intero al termine degli anni che è costretto a trascorrere nell’istituto.
La Suzuran è quindi una sorta di ‘scuola di vita’ se vogliamo, più che una scuola vera. Una lunga prova di iniziazione per ottenere l’ingresso poi in un certo tipo di società orientata verso la violenza ed il crimine.
Oltre allo studente medio però, ci sono anche ragazzi che non vogliono limitarsi a nascondersi ed hanno invece delle aspirazioni, come il giovane Genji Serizawa. Il padre di Serizawa è un potente Boss della Yakuza oggi, ma ricorda ancora con passione come, ai suoi tempi, quando era studente, fosse stato vicinissimo ad ottenere il “Comando della Suzuran”, cosa più vicina al sogno che alla realtà, in quanto si tratta di farsi enormemente rispettare all’interno di quella scuola così dura perché si è riusciti a sconfiggere in combattimento tutti i capoclasse di quell’anno.
Lui ci era quasi riuscito, ma in realtà nessuno ce l'ha mai fatta davvero, ed egli è pronto a scommettere che quella nullità di suo figlio, Genji, non sarà forse nemmeno in grado di battersi con valore. Ne è così certo da scommettere con lui la guida dello stesso clan di famiglia.



Come avrete capito, la trama è molto fantasiosa e, se vogliamo, ‘poco credibile’ senza ombra di dubbio, ma non a caso la vicenda è tratta da un manga e devo dire che spesso, per situazioni e personaggi, si respira proprio un'atmosfera da fumetto. La storia che si andrà a svolgere comunque, con le sue alleanze, amicizie improbabili e colpi di scena, riesce davvero ad incuriosire ed intrattenere, senza parlare poi dei combattimenti.
Sono proprio i combattimenti infatti, la chiave che fa funzionare il tutto. Scontri violenti e sanguinosi che conducono a due ore di visione davvero intense, con un tipo di azione 'diverso' da quello al quale siamo abituati. La pellicola ha un suo stile, ve ne accorgerete guardandola, non si parla di azione all’Americana ma nemmeno, come si potrebbe pensare dato il Giappone, di arti marziali. Sono botte, semplicemente botte tra ragazzi, ma dotate di uno stile, coreografie e realismo che risultano in un vero piacere da guardare, intrattenendo per tutta la durata del film.
Una regia pressoché impeccabile, un cast molto calato nei personaggi e l’inserimento di momenti divertenti, dall'umorismo dissacrante tipico dei Giapponesi, accompagnano il tutto, dando vita ad un film veramente ben confezionato sotto ogni aspetto.

Crows Zero non è certamente la vostra “solita visione”, sia che poi finisca per piacere o meno, almeno questo ve lo posso assicurare.
Nel caso fossi riuscito anche solo minimamente ad incuriosirvi, adesso per voi è troppo tardi: dovete vederlo!

Concludo con una nota informativa.
Lo stesso Miike nel 2009 ha rilasciato Crows Zero 2, che ho visto e che reputo un degno seguito, seppur leggermente inferiore al primo data la tematica che non stupisce più per l’originalità, ed una lentezza nel ritmo nella prima parte. Tutto sommato comunque un buon film. Nel 2014 è poi uscito anche un terzo capitolo, ma di un regista diverso con un nuovo cast. Tale scelta discutibile, del cambiare regia e personaggi, assieme a recensioni piuttosto modeste, non mi hanno invogliato ad intraprenderne la visione, quindi mi limito a consigliare il primo film e, volendo, il primo seguito.


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