giovedì 10 settembre 2015

The Returned: Un film dopo un film sugli zombie



I prodotti sugli zombie sono tantissimi ed hanno fatto storia, dalla Notte dei Morti Viventi di Romero alla fine degli anni sessanta, al 28 Giorni Dopo del premio Oscar Danny Boyle che ha impazzato per tutto il decennio scorso guadagnandosi lo status di film culto, fino ad arrivare alla Serie TV campione di ascolti The Walking Dead, prodotti diversi e di diverse annate a testimonianza di come tutto il genere Zombie si sia mantenuto prolifico nel corso degli anni, e sia ancora molto, molto attuale. Prodotti come Zombieland, L’Alba dei Morti Dementi, o Fido (spettacolare) successivamente ci hanno dimostrato anche come con gli zombie si possa addirittura arrivare a “ridere”, generando lo zombie-comedy o zombedy, un genere ‘anomalo’ dello zombie movie che ha riscosso, ormai, quasi altrettanto successo.
Ma se un film non dovesse appartenere a nessuno di questi due filoni principali, né zombie-movie mirato alla sopravvivenza e neanche zombedy?
Certamente si starebbe parlando di un prodotto particolare

Oggi vi consiglio The Returned, da non confondersi con l’omonima Serie TV Americana (remake della francese Les Revenants), in quanto io sto parlando di The Returned nelle vesti del film del 2013, ad opera di Manuel Carballo.
Questa produzione Spagnolo/Canadese a parer mio si assesta sul molto buono, meritando certamente una visione da parte degli appassionati.
Molto più drammatica che horror, la pellicola prende in analisi una società post-zombie che ha affrontato il virus e che, al momento, si è ripresa, dopo che l'epidemia ha contato circa 100 milioni di vittime.
Quando il virus è stato contenuto, oltre ai vivi, ai morti, e agli zombie rimanenti (ai quali si è dovuto sparare) ci si è trovati di fronte ad una nuova categoria di persone: i cosiddetti Ritornati.
Questi individui erano stati infettati, per esempio perché feriti da un morso, e ben presto si sarebbero quindi trasformati in zombie, ma hanno avuto la fortuna di essere stati prontamente curati con lo stesso antivirale, appena sviluppato, che ha poi debellato il virus.
Somministrato l’antivirale prima che si trasformassero in zombie, queste persone sono rimaste umane, tornate ad essere normali cittadini come tutti gli altri, a patto di avere l’obbligo di assumere una dose giornaliera di farmaco, per non tramutarsi mai in zombie.
La cosa ovviamente ha creato un certo impatto nella società. C'è chi non li considera diversamente rispetto ad un malato di diabete che necessita di insulina, e chi invece li teme molto, essendo loro “bombe ad orologeria pronte ad esplodere” (nel caso dovessero saltare una dose giornaliera di cura) come citano impietosi gli slogan di certi politici che li vorrebbero vedere rinchiusi in aree di quarantena.



Come avrete capito, The Returned è una variante sul tema zombie, che dà origine ad una visione molto diversa da quella di un ‘canonico horror’ sugli zombie, e io l’ho seguito più che volentieri.
E’ un film ben recitato, ben diretto, trattato con una certa intelligenza. Interessante soprattutto se avete voglia di osservare una pellicola ambientata in un periodo immediatamente successivo rispetto a quello di un comune film epidemico.
Può portare a più di una riflessione.
Nel corso di questi ultimi anni ci sono stati altri prodotti simili a The Returned, come la pellicola con Schwarzenegger Maggie o la serie TV Britannica In The Flesh, che analizzano appunto altre storie di esseri umani portatori del virus zombie in un contesto drammatico ma, tutto sommato, potrebbero forse essere ancora troppo pochi per meritarsi (come invece fece lo Zombedy) l’identificazione come vero e proprio sottogenere.

Se la tematica vi intriga, lo semi-sconosciuto The Returned è una visione che io consiglio, anche solo per vedere come se la cava uno zombie-movie al di fuori del canonico contesto del 'gruppetto di persone che devono sopravvivere', ormai visto moltissime volte.


Nessun commento:

Posta un commento