Suonerà strano lo so, ma oggi proverò a consigliarvi un film
del quale forse non sarò in grado di dirvi quasi nulla a livello di trama, ma
fidatevi, è stato un vero spasso.
La pellicola in questione si chiama John Dies at the End
(titolo straordinario), è del 2012 ed è l’ultimo film di Don Coscarelli,
regista che si prende sempre delle discrete pause tra un’uscita e l’altra.
Come Romero e i suoi Morti Viventi o Wes Craven con gli Scream, anche questo regista horror si è affermato in primo luogo con una sua saga, quella dei Phantasm (4 capitoli) ma successivamente ha tentato la via dell’horror comedy, uscendone a parer mio più che vincitore, sfornando il fortunatissimo Bubba Ho-Tep nel 2002, che vedeva un redivivo Elvis Presley dare battaglia in un ospizio a una mummia egiziana che assimilava la forza vitale dei residenti (Elvis interpretato dal leggendario Bruce Campbell) e poi, 10 anni dopo, è arrivato John Dies at the End.
A volte ci sono i Grandi Consigli, quelle cose che vanno
semplicemente sempre consigliate, perché di interesse per la maggior parte del
pubblico e di innegabile qualità (che ne so, Il Miglio Verde, per esempio, non
si può non averlo visto) mentre altre volte un consiglio deve essere più
mirato, dato alle persone giuste, forse perché la pellicola in questione è
decisamente troppo particolare per poter piacere a tutti.
Questo è il caso di John Dies at the End.
Se in vita vostra avete apprezzato film strani, horror comedy dai toni dark, se siete consapevoli che con il sangue si può anche ridere e non solo aver paura, per esempio perché invece di avere di fronte un terrificante Lupo mannaro, di mannaro stiamo osservando invece una Pecora, come in Black Sheep, se siete questo genere di persone, allora vi consiglio John Dies at the End, ad occhi chiusi.
Se invece non lo siete, ve lo consiglio comunque, perché c’è sempre caso che possiate diventarlo, quel genere di persona!
Questo è il caso di John Dies at the End.
Se in vita vostra avete apprezzato film strani, horror comedy dai toni dark, se siete consapevoli che con il sangue si può anche ridere e non solo aver paura, per esempio perché invece di avere di fronte un terrificante Lupo mannaro, di mannaro stiamo osservando invece una Pecora, come in Black Sheep, se siete questo genere di persone, allora vi consiglio John Dies at the End, ad occhi chiusi.
Se invece non lo siete, ve lo consiglio comunque, perché c’è sempre caso che possiate diventarlo, quel genere di persona!
Il film è tratto da una novella omonima ad opera di David
Wong (che deve essere la cosa più strana del mondo da leggere) e ci racconta la
storia di un ragazzo che prende appuntamento in un pub con un giornalista,
perché ha una storia sensazionale da raccontargli. C'è una nuova droga per le
strade, nota come Salsa di Soia, che permette a chi ne fa uso di godere di
un'esperienza extra-corporale, ad ogni dose. Chi la usa attraversa il tempo e
le dimensioni, ma non solo a livello mentale, lo fa sul serio e, chi fa
ritorno, spesso non è più umano. Il giornalista non crede ad una singola parola
di quanto detto dal ragazzo, fino a quando questo non indovinerà esattamente
l’esatto importo in denaro, fino ai centesimi, nelle tasche dell’uomo.
Incuriosito da questa trovata, il giornalista inizierà ad ascoltare, rimanendo via via
sempre più rapito da quello strano, truculento, ed incredibile racconto.
John Dies at the End ci presenta un giovane duo di
protagonisti molto in gamba, accompagnati però anche dal grande caratterista Paul
Giamatti (nel ruolo del giornalista) che è sempre un vero piacere poter vedere
all’opera. Non voglio darvi altri dettagli di trama sia perché sarebbe davvero
un compito arduo, sia perché meritano di essere visti con i propri occhi, ma siamo
di fronte ad un B-Movie realizzato davvero con cura ed inventiva. Non
aspettatevi una ‘scarsa qualità’ sotto nessun aspetto, Don Coscarelli è una
persona che il cinema lo sa davvero fare e, tra cani parlanti, mostri, e persone decapitate che tutto sommato non se la passano affatto male, ha confezionato una pellicola veramente stranissima ma che, per il sottoscritto, è stata
uno spasso.
De gustibus, certamente, è un concetto che vale sempre, ma
io ci aggiungerei anche un: “Non puoi sapere se ti piace finché non l’hai
provato”, un po’ come la salsa di soia.
Quindi, ora che sapete dell’esistenza di John Dies at the End la palla passa a voi.
Potreste rimanere sorpresi.
Quindi, ora che sapete dell’esistenza di John Dies at the End la palla passa a voi.
Potreste rimanere sorpresi.
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