giovedì 13 agosto 2015

Bosch: Quando il poliziesco è fatto davvero bene



C’è una cosa che non sapete dei polizieschi: Ossia che vi piacciono.
Ottimo, adesso lo sapete, lieto di avervi informato.

Ebbene si, nessuno li cerca, ma poi piacciono a tutti.
Non direte mai “oggi mi cerco un bel poliziesco”, impossibile, siamo tutti alla ricerca di quel fantasy coi draghi, della sit-com che faccia ridere, della serie con la trama tutta particolare coi viaggi nel tempo…ma poi, dal nulla, ecco che un giorno ti capita di guardare la puntata di un poliziesco (di quelli fatti bene), ed è fatta.

Bosch è una serie che ha avuto la sua prima stagione quest’anno, composta da 10 episodi, e me la sono davvero goduta. Sono piuttosto convinto che possa piacere a chiunque, perché nella sua semplicità troviamo cose come una solida trama, un personaggio principale che dire figo è dir poco (un applauso all’attore Titus Welliver), un buon ritmo e un perfetto bilanciamento tra azione ed investigazione.

Il protagonista è il brizzolato Harry Bosch, un poliziotto d’altri tempi. Con un passato da veterano nel Vietnam, ora lavora come detective della omicidi alla polizia di Los Angeles. I suoi metodi sono fermi a quelli da polizia anni ’80, e la cosa a volte si rivela un pregio, quando c’è da investigare e riflettere alla vecchia maniera, mentre poi in altri frangenti egli rivela tutti i suoi limiti, come quando lo vediamo avvicinarsi guardingo ad un touch screen con la grazia di un cavernicolo che avvicina la zampa al fuoco la prima volta. 



La serie s'ispira ai numerosi romanzi di Michael Connelly, dove il nostro poliziotto affronta svariati casi. I libri non li ho mai letti, ma in giro trovo riscontro sul fatto che la serie sia stata davvero molto apprezzata dai lettori anche per il fatto di essere incredibilmente accurata.

L’imbeccata della prima stagione, che posso tranquillamente darvi, ci racconta di Bosch, detective della LAPD, impegnato a risolvere un brutto caso riguardante la morte di un ragazzino di 13 anni, in un periodo buio nel quale lui stesso si trova ad essere nei guai con la giustizia, essendo sotto processo alla corte federale per l’uccisione di un sospettato.
Il caso ovviamente si espanderà per bene in questi 10 episodi, dando vita ad una storia di polizia davvero ben concepita.

Una cosa che vi interesserà sapere è che non rimarrete “in sospeso” con questa prima stagione.
Nelle 10 puntate assistiamo ad un grosso caso, come fosse un film, che gode di un capo e una coda.
E’ autoconclusivo insomma, per cui l’attesa della seconda stagione (che ci sarà, già annunciata per il 2016) riguarda unicamente la voglia di vedersi un secondo caso, e non perché questo è rimasto a metà. Lanciatevi quindi a cuor leggero nella visione di Bosch, come fosse una Mini-Serie, perché a conti fatti lo è.

La mia filosofia di vita (cinematografica) mi ha sempre fatto sostenere una frase:
La puntata pilota non si nega a nessuno.
Male che vada, non era il vostro genere, che sarà mai successo?
Ascoltatemi quindi, guardatevi quella di Bosch, perché anche solo il protagonista certamente vi conquisterà.

Uno show davvero, davvero convincente.


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