sabato 15 agosto 2015

Ex Machina, può l'Uomo capire la Macchina?



Non si può parlare di Ex Machina indicandone il genere come “fantascienza” generica e fermarsi li, in quanto, secondo me, esiste un numero abbastanza cospicuo di film simili (seppur non uguali) da poter creare una sorta di sottogenere, che si potrebbero chiamare “film sulla robotica” o “sull’intelligenza artificiale”.

Da 'festival dell’action' che non stanno fermi un momento come di Io,Robot con Will Smith, a film ad alto impatto emotivo come L’Uomo Bicentenario con Robin Williams, passando per oscure pellicole di stampo cyberpunk come Blade Runner, questo genere, che analizza la vita artificiale, esiste da tanto tempo ed in tante salse, ed ultimamente ha ricevuto una più o meno degna “rispolverata”.

Nell’ultimo periodo infatti (dal 2013 in avanti possiamo dire) ho notato un nuovo proliferare di questi film, alcuni che richiamano le Leggi della robotica di Asimov, altri più liberi da vincoli, mi vengono in mente Automata (2014, con Antonio Banderas) The Machine (2013) la serie TV Humans (molto bella, ne scriverò) ma anche il ben noto e davvero recente Chappie (che in Italia è ‘Humandroid’, che non ho ancora visto) ma abbiamo, appunto, anche il qui presente Ex Machina, che giudico essere onestamente tra i migliori film recenti riguardanti l’intelligenza artificiale.

La vicenda ci racconta di Caleb, un programmatore piuttosto bravo che lavora in una multinazionale informatica, che viene selezionato per trascorrere un’intera settimana nella maestosa villa in montagna del Capo della sua società, un eccentrico ragazzo,dai modi piuttosto particolari.
I due si ritrovano quindi soli alla villa, in capo al mondo ed isolati da tutto, ed entro breve Caleb scoprirà il perché si trova li. La grande casa in realtà funge anche da enorme laboratorio di ricerca, dove è stata progettata e costruita una macchina umanoide, dotata di un'intelligenza artificiale (I.A.) davvero complessa, che la società sarebbe interessata prima o poi a produrre.
Caleb è stato scelto per effettuare a questa macchina (che ha le sembianze umane di una bellissima ragazza) il Test di Turing.

Il test di Turing esiste davvero, ed è un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare. Ma pensare sul serio, mostrando capacità di elaborare pensieri propri, o di comprendere concetti come l’autocoscienza, propria degli esseri viventi. 

Non dirò altro, questo era un incipit per coinvolgervi (o spaventarvi), ma è inutile dire che ci saranno intriganti sviluppi in questa vicenda dai toni thriller, quando alcune cose inizieranno decisamente a non quadrare.



Ex Machina mischia sequenze di azione e tensione palpabili, e le inserisce in un contesto denso di mistero, che stimola molto la curiosità di vedere dove si andrà a parare. La vicenda fornisce spunti di riflessione anche importanti, sia sul comportamento dell’intelligenza artificiale, ma anche, più importante, sul comportamento dell’essere umano. 

Sareste indifferenti verso un elettrodomestico, se esso avesse forma umana e sapesse parlarvi?
Quanto è difficile relazionarsi con un qualcosa che certamente non è vivo, ma che non si può nemmeno definire morto?
Una cosa morta non si muove, non parla, non relaziona, mentre un I.A. lo fa.
Ma se quello che ‘dovrebbe’ essere un oggetto non è vivo, e non è neanche morto, allora che cos’è?

Questa è un po’ la grande ed insidiosa serie di domande che ogni film di questo genere ci fa porre ma, almeno parlando per me, sono domande che è sempre bellissimo porsi.
L’importante è che ogni pellicola sull’intelligenza artificiale che giochi su questi concetti sia poi anche in grado di darmi qualcosa, sia essa originalità o, se non questo, almeno che sia capace di suscitarmi curiosità ed emozioni, e devo dire che Ex Machina ci è riuscita.

Certo, come si sarà capito adoro il genere, ma credo che Ex Machina di Alex Garland sia, sinceramente, proprio un buon film in generale. Il cast, ad esempio, si comporta benissimo.

Ovviamente consigliato! 


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