mercoledì 14 ottobre 2015

Moon: La strana storia dell'astronauta Sam Bell



Sam Bell ha un lavoro particolare, che non molte persone sarebbero in grado di saper gestire. Egli è prossimo alla conclusione di un contratto di lavoro della durata d beni tre anni, un lunghissimo turno sulla base lunare Sarang, piattaforma di estrazione di elio-3.
Tale combustibile è molto usato sulla Terra, e Sam ne deve monitorare l’estrazione e le procedure di invio sul pianeta. Per questi 3 anni, egli è stato l’unico residente della base mineraria. L'incarico gli frutterà molto denaro una volta tornato a casa, ma lo stress psicologico di quel grande periodo di solitudine è stato notevole. E’ forse proprio questo stress, unito alla voglia di veder finire il suo lavoro che porterà Sam, ad appena 2 settimane dalla data prevista per il ritorno sulla Terra, a sperimentare qualche disagio. Egli comincerà ad accusare dei mal di testa, ed inizierà a vedere ‘cose’, alla base, che non quadrano. L'intelligenza artificiale GERTY, sua unica compagnia, non rivelerà però niente di strano, alla base. Sam deve solamente tenere duro e tentare di rilassarsi, in fondo manca così poco al suo ritorno a casa, quando finalmente potrà riabbracciare sua moglie Tess e sua figlia Eve, non deve certamente cominciare a preoccuparsi adesso.

Questa è la premessa di Moon del 2009, pellicola d’esordio (e che esordio!) del regista Duncan Jones. Questo professionista, dotato di uno stile tutto particolare, successivamente dirigerà Source Code, un altro ottimo fantascientifico (con il bravo Jake Gyllenhaal) basato sulla ripetizione di un lasso temporale che, proprio come il film di oggi, mi sento di consigliare.
Le sue capacità registiche lo porteranno, come prossimo progetto, a tenere le redini di una rischiosa ed ambiziosa trasposizione, ma dalle grandi potenzialità: quella di Warcraft (saga videoludica che vanta decine di milioni di appassionati) per il 2016, sotto Universal.



Con Moon, Jones si dimostra un regista davvero capace, in grado di saper gestire una pellicola non facile, avendo a disposizione una vicenda dotata di un solo protagonista. Questo è un film di solitudine spaziale, forse anche più del Gravity di Cuaròn, ma non è una pellicola drammatica e lenta, come si potrebbe pensare.
In Moon, prevale infatti l’aspetto del thriller e del mystery. Ci sono cose da scoprire, a bordo della stazione spaziale Sarang, mentre si esplora la quotidianità della vita dell'astronauta Sam Bell e i problemi che egli affronta, in una vicenda che personalmente mi ha intrigato dall’inizio alla fine.
Un ottima prova davvero anche per l’attore Sam Rockwell, un ragazzo dal volto molto espressivo (lo ricordo con piacere da 7 Psicopatici e Soffocare) che si dimostra in grado di saper reggere un intero film da solo, e non è da tutti.
O ‘quasi’ da solo, a dire il vero, perché molto interessante si rivelerà anche essere il personaggio di GERTY, un robot che nella versione originale è doppiato niente meno che da Kevin Spacey (ma anche da noi, tutto sommato, avendo goduto del doppiaggio del suo doppiatore ufficiale) il cui compito è quello di tenere compagnia all’operaio ‘di turno’ alla stazione, nel corso della sua permanenza. Formeranno davvero una coppia peculiare.

Moon gode di un’atmosfera unica, intrigante, snocciolando pian piano una vicenda che coinvolge chi guarda, giungendo ad un finale che ho trovato azzeccato e calzante.
Detto questo, non esistono motivi che non mi spingano a consigliarvi questo film, una pellicola a tratti oscura, forte, ma davvero originale ed ispirata.

E’ già un mio personalissimo classico.


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