giovedì 22 ottobre 2015

Bron/Broen: L'oscuro caso della donna sul ponte



I Paesi Scandinavi hanno un sacco di idee in campo Cinematografico. Tutti conoscono l’incredibile successo internazionale avuto da Uomini che odiano le donne, poi riproposto dallo Statunitense Fincher, ma io nel mio piccolo devo dire di essermene accorto soprattutto nel campo delle Serie TV.

Dopo aver visto l’eccellente Humans Britannico infatti, ho scoperto che era stato tratto dallo Svedese Real Humans (Äkta människor) e, allo stesso modo, dopo aver adorato The Killing, ho saputo dell’esistenza dell’originale Danese Forbrydelsen. Questa volta stavo per approcciarmi a The Bridge, un poliziesco dalla tematica intrigante, salvo scoprire che ne esistevano addirittura tre versioni. 

Ed ecco quindi sorgere il dubbio: quale guardare? 

L’attrattiva più ‘facile’ era quella di affidarsi ad una superproduzione Americana, FX, e al suo The Bridge, che ci racconta di un’indagine svolta da un'insolita coppia di detective costretta a collaborare, quando un corpo di un politico verrà rinvenuto su un ponte, esattamente a metà strada tra la giurisdizione Americana e quella Messicana, costringendo la creazione di questa coppia investigativa con un agente per paese.
Poi c’era The Tunnel, stessa cosa, solo che ambientata nel tunnel della Manica, e la collaborazione investigativa avveniva tra un poliziotto Francese ed uno Inglese (l’Inglese tra le altre cose è Stephen Dillane, Stannis Baratheon in persona!). Ma entrambe queste serie sono state tratte da Bron/Broen (che vuol dire appunto Ponte), una precedente serie Svedese/Danese che si spartisce a metà anche il titolo, e che racconta ovviamente di un corpo trovato a metà di un ponte tra Svezia e Danimarca, andando così a creare la collaborazione tra due agenti stranieri che non si erano mai visti prima. Questa volta, ignorando le grosse emittenti Americane o il richiamo del legittimo Re di Westeros, ho deciso di cimentarmi nella visione della serie originale Scandinava, ed è stata davvero un’ottima scelta.

Un uomo e una donna (scelta mantenuta anche nelle altre due trasposizioni) verranno chiamati nel cuore della notte dalle rispettive stazioni di polizia, perché c’è un caso che richiede la loro immediata attenzione: è stato rinvenuto un cadavere su un ponte. Loro sono l’agente veterano Danese Martin Rohde, e la giovane agente Svedese Saga Norén. Una volta giunti sul posto, i due capiranno di non poter prendere in mano la situazione, perché il cadavere giace esattamente sulla linea immaginaria che taglia i due paesi. A primo impatto, i due non si piacciono particolarmente, Saga ha un carattere strano, è molto puntigliosa, mentre Martin appare più ‘alla buona’ e pressappochista, ma un’indagine deve pur cominciare, e i due agenti saranno messi in coppia, tramite una collaborazione internazionale. Il caso, già peculiare, si rivelerà presto molto più oscuro e intricato, quando giungerà la prima rivendicazione dell’assassino.



Il mio pensiero su Bron/Broen si basa per ora sulla prima stagione, del 2011, di 10 puntate.
Questa serie è antologica, come Bosch o The Killing per esempio, ossia gode di un lungo grosso caso continuativo, che poi si conclude con la stagione. La season due, e la tre (in corso adesso) presentano nuovi casi, che devo ancora visionare ma, come si capirà, già la prima stagione presa singolarmente è un prodotto totalmente finito e autonomo, come se si trattasse di una mini-serie.
Devo dire che mi è piaciuto davvero molto. 

L’idea di veder collaborare due agenti di due stati diversi, con le relative differenze culturali, è estremamente intrigante (non a caso hanno preso ispirazione altri 2 network per farne il remake) e, oltre alla premessa, riuscita è stata anche la realizzazione tecnica, più che notevole, con una produzione Scandinava che non fa assolutamente rimpiangere quelle Americane. Ottimo ritmo, belle idee, tante emozioni, ed un cast accattivante. Martin Rohde è il classico agente buono, scherza, è un po’ in sovrappeso ma il suo passato (e il suo presente) non sono certo esenti da macchie e rammarichi, ma molto più intricata è la collega, Saga Norén.
Lei lavora benissimo, è molto intelligente, ma è conosciuta per essere ‘particolare’, e chi lavora con lei lo sa. Ma ovviamente chi non può saperlo è Martin Rohde. La ragazza (anche se non verrà mai detto) soffre di disturbi riconducibili alla Sindrome di Asperger, una patologia non invalidante, della famiglia dell’autismo, che le danno una scarsa conoscenza delle abilità sociali, poca empatia e difficoltà nel canalizzare le proprie emozioni, facendola apparire fredda e tagliente.
Come se non bastasse l’intricato caso, Bron/Broen propone quindi anche un profondo studio dei suoi personaggi. Devo ammettere che la prima puntata di questa serie è stata bella, ma non mi ero ancora fatto prendere del tutto, proprio per un disagio nei confronti del personaggio di Saga. Tutta la prima stagione (e per ora solo quella, purtroppo) gode di un ottimo doppiaggio Italiano, ma alla fine dell’episodio numero uno, tra i mille dubbi, ero giunto addirittura a dare la ‘colpa’ al doppiaggio, se il personaggio di Saga mi risultava così alieno. Poi, dalla seconda puntata in avanti, più nessun dubbio. E’ semplicemente un personaggio che evolve (ed evolve moltissimo nel corso della serie) che deve scavare in profondità per farsi piacere. Non è come Martin, una persona piacevole fin da subito, a Saga ci si deve abituare, proprio come si sono abituati i suoi colleghi di lavoro alla stazione di polizia e come sarà costretto a fare Martin. Lo sforzo sarà ripagato dandovi un personaggio di indubbio spessore.

Molto presto, con sottotitoli, mi godrò una seconda stagione dal doppiaggio originale di questa Bron/Broen (in Italiano hanno doppiato solo la prima), ben felice di vedere ancora all’opera Martin e Saga impegnati in un altro intricato caso. Consiglio questo show, nelle vesti anche solo dell’autoconclusiva stagione uno proprio a chiunque, si tratta di un ottimo livello di televisione investigativa sotto tutti gli aspetti, che personalmente mi ha conquistato, con i suoi modi, la sua atmosfera e i suoi personaggi.


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